Coltiviamo in modo non intensivo. Il termine è tecnico, e contrario al superintensivo, che oggi viene visto come la soluzione competitiva della grande produzione italiana e estera, fatta su terreni piani e cultivar di olivi non autoctone, atte a dare il massimo.
Le cultivar della zona (frantoio, moraiolo, pendolino, leccino) producono, invece, quattro volte meno olive di un superintensivo. La resa è spesso appena dell’11%.
Il numero di piante per ettaro poste su terrazze come le nostre è ridicolo, ma tutto il resto è vegetazione e biodiversità.